Racconti di merenda

D’estate non ci pensiamo neppure tanto alla merenda. Ci scateniamo giù in cortile, tutti i bambini, tra la polvere, la quadrata rossa dove giochiamo a calcio, la canna dell’acqua della portinaia, dove ci schizziamo finché non se ne accorge e ci caccia via urlando. Qualche mamma, anche la mia, da lontano grida “Sabina tieni la pesca!” e tu corri al volo e scappi via. Ogni tanto un gelato e allora corri più veloce. D’inverno è diverso. Fai la strada da scuola e quando giri a destra per entrare nella tua via si fa improvvisamente buio e stai in silenzio. A casa la mamma non sta mai ferma e fa avanti indietro davanti alla televisione, avanti e indietro, avanti e indietro. Che poi, ad un certo […]

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Le favole belle, quelle vere iniziano sempre con “C’era una volta” e, la mia favola, non è da meno. C’era una volta una simpatica famiglia composta da papà Mammo, mamma Bubba, la Grande e il Piccolo. Tutti e quattro vivevano in un appartamento con un bel giardino, grande il giusto per poter avere tanti giochi, una piccola piscina e un delizioso gazebo. Il tutto immerso nei campi dal colore del sole e nel verde dei boschi.   Questo piccolo paradiso si chiama – perché esiste ancora – Nanoland e raggiunge l’apice della sua magnificenza in primavera, quando il gelsomino è in fiore, l’erbetta del prato è verde smeraldo e il sole in cielo riscalda le giornate senza bruciare permettendo a tutti di poter pranzare, giocare […]

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  Ci sono molte cose che ricordo con gioia della mia infanzia: i giochi nel cortile con orde barbariche di bambini di tutte le età, l’assoluta anarchia dell’estate nei campi e negli androni dei palazzi, il richiamo di mamme e nonne all’ora dei pasti. Ma io ero fortunata, io avevo una bisnonna. Era lei che stava con me perché tutti gli altri parenti lavoravano. La bisnonna Caterina era quella che sostanzialmente provvedeva ai miei bisogni primari…tra cui, appunto, la merenda. La merenda si faceva alle 16.30, non minuto in più non minuto in meno …tant’è che quando mi veniva a prendere a scuola (uscivo alle 16.30) arrivava con il sacchetto già pronto in tasca affinché non si sgarrasse sull’orario; la merenda doveva necessariamente essere qualcosa […]

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