6 trucchi per tenere incollato il lettore
Partiamo subito da un presupposto interessante: prima di essere scrittrice sono una lettrice. Vale a dire per sapere scrivere bisogna almeno diventare dei divoratori feroci di libri.
E quando apro un libro e leggo l’incipit è lì che decido le sorti della storia. Se le prime righe del romanzo hanno il savoir faire di tenermi con la retina appiccicata su ciò che narrano allora il gioco è fatto. L’autore mi ha conquistata e il libro sarà destinato ai trasferimenti più impensati (dal bagno alla borsa, dalla borsa al comodino, dal comodino al sottobraccio fino ad arrivare alla pagina dei ringraziamenti pienamente soddisfatta di avere impegnato il mio tempo in una storia interessante).
Perciò caro autore ecco alcuni trucchi per accattivarti chi ha scelto di leggerti:
- devi iniziare bene per poi trovarti a metà dell’opera;
- usa la cosiddetta “captatio benevolentiae”, che tradotta in parole povere significa: ti devi arruffianare il lettore, farlo sentire al centro della tua narrazione, fargli respirare gli stati d’animo di ogni tuo personaggio, percepirne nitidamente gli odori, i colori, i rumori e descriverne in modo chiaro i tratti somatici, difetti fisici compresi, in modo che la cicatrice che ha il protagonista sulla guancia destra lui la possa “vedere”!
- sfrutta suspence e tensione il più possibile: tieni nascosta una situazione centellinandola con il contagocce, al lettore risulterà inevitabile non sfogliare pagina dopo pagina;
- i colpi di scena sono importanti, intreccia la situazione che stai raccontando con flashback (cioè situazioni del passato che in qualche modo si legano a quelle presenti e che possano essere d’aiuto a capire la trama);
- complicazioni narrative, è quasi d’obbligo che il personaggio debba incontrare per strada antagonisti, imprevisti, tegole che gli volano dal cielo all’improvviso;
- cliffhanger, si tratta di una tecnica narrativa che interrompe la storia nel momento topico e la fa proseguire nella pagine successive. Un esempio? “Francesca salì lentamente le scale, percepiva ogni singolo rumore di quella stanza, di quella porta chiusa che oscurava le sue paure ma che confermava i suoi dubbi. Non aveva il coraggio di afferrare la maniglia e di abbassarla.
Il suo viso si trovava a pochi centimetri da quel maledetto “muro di legno”. La sua mano appoggiata sull’ottone freddo come il ghiaccio. Respirò a fondo, chiuse gli occhi, aprì di colpo l’uscio annullando le sue emozioni. E i suoi occhi credettero a stento a quello che stavano vedendo..:”
E ora dite la verità, vi ho tenuti incollati?!