Merende e confidenze
La luce di un pomeriggio estivo, la cucina accogliente, il porto sicuro in cui mi sentivo protetta, il sorriso rassicurante della nonna, che con una sua carezza riusciva a cancellare qualsiasi preoccupazione. Ricordo quei pomeriggi sereni, con le ore che passavano lente, il quaderno con i compiti da fare davanti e i rumori della nonna in lontananza. E poi, sempre alla stessa ora, la tanto attesa chiamata “Cristiana, vieni, la merenda è pronta!”. Finalmente una pausa!
In cucina tutto era preparato nei dettagli: la tovaglietta sul tavolo, una fetta di pane con burro e zucchero e la spremuta d’arancia. Tutto perfetto per me. Tutto pronto per la nostra chiacchierata. Già, la merenda era il momento per noi due, da sole, per le nostre confidenze tra “donne”.
Gli anni passavano e il nostro spazio rimaneva immutato e si modificava allo stesso tempo. Dai racconti della giornata a scuola, delle marachelle che combinavo ogni giorno si passava piano piano alle confidenze e alle richieste di consigli sul primo fidanzatino, sui rapporti con mio papà che non mi concedeva di uscire quanto avrei voluto fare. Stavo crescendo e la merenda cresceva con me. Ma non nel contenuto di ciò che mangiavo, in ciò che accadeva attorno a quella fetta di pane.
E quando oggi propongo pane, burro e zucchero alle mie bambine mi viene in mente il viso sorridente della mia nonnina che, guarda caso, si chiamava Sofia come la mia prima figlia.
Autrice Cristiana Calilli: [cento per cento mamma]