Ogni merenda ha la sua storia
La merenda di solito è associata ai bambini o a un breve momento della giornata. Ma a pensarci bene questa parola può racchiudere, invece, una storia fatta di sapori, profumi e modi che nel tempo cambiano con noi, evolvono.
Il mio primo ricordo risale alle elementari, quando latte e biscotti solubili lasciarono il posto alle merendine confezionate, in una varietà di combinazioni golose e sorprese colorate che oggi ritrovo ancora su una piccola bacheca a casa di mia madre, che probabilmente guardandole prova ancora quel senso di soddisfazione nel poterci dare ogni giorno dolci diversi con un clic.
Alle medie, invece, i pomeriggi trascorsi a studiare a casa della mia compagna del cuore erano caratterizzati da una rosetta di pane con wurstel cotto alla griglia e insalata, che preparavamo assieme , facendoci sentire già grandi. Ci avrei pensato spesso durante le lezioni di danza classica, accompagnate solo da frutta e verdura per mantenere grazia e leggerezza.
Vani tentativi che mi hanno portato più tardi a preparare esami universitari trangugiando solo caffè nero e amaro, un alleato prezioso in questi casi, e panini all’uvetta e alla zucca. Poi sono arrivati i tempi degli spuntini veloci in ufficio con i colleghi e quindi i primi muffin e dolci fatti in casa, ancora presenti nei discorsi dei superstiti che, in quelle rare cene in cui ci si ritrova, ricordano la mia torta asciuga-saliva, certo non buonissima, ma sicuramente utile a socializzare, distrarsi e ridere un po’…
Ed ecco di nuovo lo stupore di bambina grazie ai momenti trascorsi con i miei piccoli, quando un gelato mangiato sul dondolo del bar del paese, un panino alla marmellata al parco o una spremuta e una fetta di torta allo yogurt ancora calda che ci ha preparato la nonna sono una coccola che non manca mai.
E proprio perché so che questi pochi minuti della giornata potrebbero raccontare fra qualche anno la loro storia, mi piace pensare che ogni piccolo gesto per preparare un biscotto al burro di arachidi, un cucpake glassato o una tazza al cioccolato si imprima nella loro mente, nella loro bocca e nel loro naso per poterli tenere lì e dire ancora una volta:
“Mamma, facciamo merenda?”