Vivere tra i libri: dalla dolce attesa alla crescita dei bambini a ritmo di lettura

Vivere tra i libri

Pochi giorni fa, in un impeto di idealismo subito sopito, ho affrontato il lavoro ingrato e infinito di sistemare la libreria della camera da letto.

Lavoro infinito perché è LA libreria in cui tutti e quattro peschiamo, rimestiamo spostiamo e infine scegliamo prima di andare a letto, quindi il mio tentativo di riordino avrebbe avuto una vita stimata di circa quattro ore, ingrato perché nessuno in realtà apprezza di ritrovarsi i libri riordinati, ma come, il giallo che stavo leggendo ieri sera l’ho lasciato in bilico sulla lampada del comodino sotto altre tre libri, PERCHE’ MAI HAI PENSATO DI SPOSTARLO?

Fra i libri nel ripiano più alto, quello che per forza di cose tocco di meno, ho trovato un libro che in realtà era una macchina del tempo, perché l’ho toccato e immediatamente mi sono ritrovata altrove.

Mi sono ritrovata sul divano giallo della vecchia casa, due posti scarsi totalmente occupati da me e dalla mia prima pancia,  l’aria della primavera fresca sul collo attraverso i vetri aperti, mentre mio marito, ligio alle direttive del corso preparto, leggeva quel medesimo libro alla pancia. Un libro verde, una storia di fatine abbastanza incomprensibile (avremmo scoperto dopo che in realtà era una saga in vari volumi),  due futuri genitori un po’ perplessi e una pancia.

Poco dopo ad essere perplessa era la pancia, evolutasi nella mia bionda grande, a guardare sua madre alle prese con i libri di puericultura. Li leggevo ad alta voce, nella speranza di convincere la mia progenie urlante che quella in effetti era un’ottima teoria, e che valeva la pena provare a dormire/mangiare/svezzarsi in quel particolare modo. Poveri libri di puericultura, finiti tutti regalati via tranne uno, e quell’uno lo leggo ancora oggi voce alta, a me stessa, alle amiche, alla Bionda Piccola che ne condivide l’impostazione libertaria.

Libri cartonati e di gomma, poco dopo, e ancora fatine e fatine come se piovesse, e la storia dell’Angioletto  di Natale riletta all’infinito, facendo le vocine, ed era agosto, e la Bionda Grande che ripeteva: “Mamma, ancora!” Ma non importava, mi piaceva così tanto l’Angioletto di Natale, con le sue ali luccicanti e morbide da toccare, e gli occhi felici della Bionda Grande quando alla fine l’angioletto ritrovava il suo luccichio perduto.

Libri “da grandi”, i primi, letti ad alta voce tenendo la mano della bionda grande, con poca partecipazione, la schiena a pezzi, la Bionda Piccola work in progress che tirava calci, e quella posizione tremenda, a gambe incrociate sul pavimento, la schiena a cercare sollievo contro il muro, le parole faticose,  i “ti prego ti prego addormentati, lasciami andare a letto a leggere il mio libro per dieci minuti!”

Libri pesantissimi, dentro e fuori, appena nata la Bionda Piccola, ché per uno strano sballo ormonale per mesi ho letto solo libri tremendi di saggistica storico-politica, vai a sapere perché, ma ora ho una cultura sul periodo drammatico dei primi anni ’90. Cosa me ne farò non lo so, so che c’erano 22 gradi sotto zero, la Bionda Piccola era un affarino urlante, e io leggevo di attentati e di inchieste, e non solo, scocciavo chiunque mi stesse a sentire raccontando quel che leggevo, e guardavo fuori il cielo freddo.

Per mesi, dopo, ho letto solo libri di cucina.

Libri incoscienti, oggi. Libri di fantascienza anni ’60 e ’70, i migliori, tomi di fantasy da mille pagine l’uno, i miei amati romanzi di Eco.

Quelli che adesso leggo alla Bionda Piccola per addormentarla. I miei libri, spudoratamente, senza ritegno.

Cosa ne uscirà, non so…

Ma presto verrà anche il suo momento di appropriarsi della libreria in camera da letto.

 

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