Sei regole per scrivere con ironia
Volete conoscere qualche segreto per riuscire a scrivere con piglio ironico? Desiderate trasmettere buon umore ai vostri lettori e al tempo stesso dare loro la possibilità di riflettere sulla situazione che mettete in luce, sotto una veste umoristica? Prima di tutto è bene dire che la scrittura è un talento, così come avere le corde vocali della giusta consistenza per creare vibrazioni godibili, o essere dotati di una mano sapiente che in un semplice foglio di carta crei meravigliosi disegni e, ancora, da un anonimo blocco di marmo riesca a tirare fuori una forma da lasciare a bocca aperta. A ruota segue l’aspetto tecnico. Ma di fatto o siete ironici o non siete ironici. O siete intonati oppure no. O sapete scolpire oppure no. E via dicendo. A questo punto è probabile che a qualcuno di voi venga da pensare: “ok, so di essere simpatico quanto le unghie che grattano una lavagna perciò ci rinuncio.” Alt! Avete appena fatto una battuta. Quindi un po’ di speranza c’è, e allora seguitemi in questo breve percorso in cui in sei punti vi svelo qualche dritta per aiutarvi a diventare scrittori “di spirito”:
1. Che cos’è l’ironia?
È cosa buona e giusta sapere di cosa stiamo parlando. L’ironia è un termine che deriva dal greco antico e significa “falsità”, si usa quando si desidera dire il contrario di ciò che si pensa in modo generalmente garbato. Insomma, prendo per i fondelli ma con classe.
2. Come usare l’ironia?
Facciamo subito un esempio pratico. Supponiamo che vogliate parlare di un personaggio televisivo che desiderate nell’occhio del vostro mirino. Il soggetto in questione ha le seguenti caratteristiche: look trash e trasmissione rivolta alla massa dai contenuti al limite dell’indecenza. Una volta pronti gli ingredienti amalgamate il tutto:
“La capigliatura di xxx nella puntata di ieri pomeriggio ha fatto tremare l’autostima di quella di Lady Gaga” : che cosa è successo con questa affermazione? Ho usato un tono che loda in superficie mentre in realtà si prende gioco della “vittima”, della sua chioma e al tempo stesso attacca anche quella di Lady Gaga che è risaputa essere un “articolo” eccentrico e dai grandi eccessi. Insomma, avere una testa peggiore della sua ce ne vuole, ecco. Dunque, si è affermata una cosa che doveva essere ammirevole mentre in realtà è tutto il suo contrario.
3. Perché è utile l’ironia
“Riderci e/o scherzarci sopra” è un ottimo sistema per affrontare i problemi, per riflettere sulle situazioni di qualsiasi natura esse siano. Molti confondono questo stile di vita superficiale e a tratti offensivo, in realtà l’ironia è uno strumento prezioso che permette dietro il sorriso di vedere oltre, di spalancare le porte dell’anima, di diradare le nebbie che spesso offuscano i pensieri e di guardare la vita sotto un ottica alternativa in cui è possibile trovare vie d’uscita inaspettate e sorprendentemente efficaci.
4. Non sono ironico ma voglio esserlo a tutti i costi. Come faccio?
Se il senso dell’umorismo non è presente in voi sul piano cromosomico potete sempre tentare di coltivarlo. Prima di tutto siate inclini alla comprensione di una battuta. Se non la capite cercate di oltrepassare il confine del vostro piccolo spazio mentale e valutate come mai tutti ridono tranne voi.
Datevi alla lettura sfrenata di libri, articoli, post che siano intessuti di ironia (vi do qualche riferimento: Federica Bosco per la narrativa, Andrea Scanzi per il giornalismo, tanto per citarne un paio), se volete imparare a pattinare dovete entrare prima in una pista di pattinaggio, giusto?!
5. Ok, sono ironico e ora?
Complimenti, avete conquistato un discreto livello di ironia. Notate che i “mi piace” sugli interventi della vostra bacheca Facebook scatenano risate soddisfacenti. Bene, continuate così. Avete capito come usare quei pochi strumenti contenuti nella vostra cassetta degli attrezzi del bravo scrittore umoristico (sto liberamente citando Stephen King e il suo meraviglioso saggio sulla scrittura “On writing”) ma cosa importante è che quella cassetta non venga mai riposta sullo scaffale a fare muffa. La scrittura richiede un allenamento costante, l’ironia pure e avere pubblicato un manoscritto, o post, o tweet quotatissimo non fa di voi l’autore del secolo.
6. Ultimo step. E il più importante
Lo scrittore Glenn Cooper (i suoi libri sono bestseller da milioni e milioni di copie vendute) non molto tempo fa ha dichiarato: “Prima di scrivere un libro ne leggo almeno 200”. Un aforisma essenziale per chi vuole fare della scrittura la sua passione o il suo lavoro (soprattutto quest’ultimo). Ho sentito diversi autori affermare con estrema arroganza: “da quando scvivo non ho propvio più tempo per leggeve”. Non so voi, ma io con una asserzione del genere non sarei spinta a comprare un loro libro nemmeno da usare come ferma porta. Vedete? Ho appena fatto una battuta…